giovedì 10 luglio 2014

Tra gli uomini nudi con Letizia

Nella casella postale del nostro spogliatoio continuano ad arrivare messaggi di amici che ci raccontano le loro esperienze, desiderosi di confrontarsi e ritrovarsi nudi tutti insieme, senza più vergogne o paure di mostrare la loro essenza ma, al contrario, palesando le loro curiosità.
Oggi pubblichiamo la lettera di Andrea di Roma, che affronta un altro tema molto dibattuto: quello delle donne spesso autorizzate all’accesso alle docce degli uomini.

Sono molto interessato alla situazione donne delle pulizie/mamme/nonne nello spogliatoio maschile. Sono da anni alla ricerca di testimonianze vere in merito. Penso che tra i tanti fake ci sia effettivamente una percentuale di verità data dal fatto che le donne, cioè mamme e nonne etc., possono accedere con più facilità nello spogliatoio maschile più di quanto facciano i padri in quello femminile.
Alle terme di Saturnia invece sono le donne delle pulizie ad esserci. Entrano molto spesso. Puliscono i lavandini, gli armadietti, asciugano per terra incuranti della presenza degli uomini. Non accade sempre ma ho assistito a varie scene:
- un signore che andava sotto la doccia nudo che passava tranquillamente davanti a loro;
- un signore che si asciugava i capelli nudo mentre una donna delle pulizie puliva;
- un signore con l'accappatoio aperto che si asciugava i capelli alla presenza di una donna delle pulizie;
- un signore che usciva dalla doccia e raggiungeva il suo armadietto completamente nudo e ha incrociato davanti a lui la signora che puliva e ha esclamato : "Non sapevo ci fossero donne...non che mi vergogni..." E lei: "Qualcuno deve pur pulire..."
Cerco da tempo qualcuno con cui condividere queste esperienze o altre testimonianze su piscine, spa etc.
Aspetto un vostro riscontro.
Andrea

In molti paesi europei (tra cui, a solo titolo di esempio, la Germania, la Svezia, e buona parte della Francia), la condivisione della nudità tra uomini e donne è abitudine diffusa e pienamente accettata. E’ ritenuto insomma del tutto naturale il condividere saune, bagni turchi o altri luoghi di wellness, e il farlo senza nulla addosso. Addirittura molte "spa" all’estero vietano l’uso del costume (i tessuti sintetici sono spesso ricettacoli di batteri facilmente trasmissibili in ambienti comuni), ragione per cui l’essere completamente nudi di fronte a soggetti del sesso opposto diventa l’unica via possibile.
Questo perché nazioni culturalmente più avanzate, come è giusto che sia, tendono a non collegare in maniera vincolata e vincolante l’idea del nudo a quella del sesso; insomma non si dà per scontato che vedere un uomo o una donna senza veli scateni in maniera automatica fantasie erotiche, desideri o pulsioni animalesche.

L’Italia – si sa – è più bigotta, più castrata, e come tutti i castrati tende a vedere il sesso e la perversione ovunque; così cui quando maschi e femmine si ritrovano per una qualche ragione senza mutande addosso l’uno di fronte all’altro sembra sempre dover scattare l’eccitazione o la facile battuta da bar.

Non conosciamo in prima persona la realtà delle Terme di Saturnia che Andrea ci descrive, ma sappiamo che, in genere, quando le donne di servizio hanno libero accesso allo spogliatoio maschile è perché da qualche parte sta appeso un cartello in cui si fa obbligo ai “signori utenti” di cambiarsi d’abito nelle cabine preposte all’uso. Come in molte piscine comunali è insomma vietato stare nudi nelle parti comuni (doccia compresa) e chi, magari abituato a contesti più cosmopoliti, trasgredisca alla regola smutandandosi di fronte ad altri avventori lo fa a proprio rischio e pericolo, sia nel senso che non può lamentarsi se le se pudenda sono finite sotto gli occhi di una inserviente di sesso femminile, sia in quello che è anche passibile di multa per trasgressione al regolamento.

I comportamenti dei clienti sono molto diversi fra loro: c’è chi, sentendo violata la propria privacy, si lamenta con la direzione degli stabilimenti; chi, sempre non gradendo essere sorpreso en desabillé da sguardi femminili, semplicemente smette di frequentare quella particolare struttura. Ma ovviamente ci sono anche uomini che apprezzano, e rimangono nudi il più a lungo possibile per non perdere l’occasione di mostrarsi a una gentil signora, magari pensando che questo primo passo di esibizionismo/voyeurismo possa portare a piacevoli conseguenze.

Tutti i dibattiti che si trovano in rete sull’argomento si concentrano però sulla opinione del cliente uomo e sul suo modo di vivere questa “invasione di campo”. Per questo, noi di Spogliatoiomaschile, abbiamo pensato di chiederci cosa pensino a riguardo le interessate, vale a dire le signore che, per mestiere, si trovano a doversi intrufolare tra le panche dove i maschi si abbassano gli slip, e a districarsi fra sederi nudi e uccelli svolazzanti.

Abbiamo chiesto a Letizia (nome di fantasia), quarantaduenne addetta alle pulizie in una piscina comunale del Nord Italia, di raccontarci il suo punto di vista. Ecco cosa ci ha risposto:

D: Per quale motivo sei tu, e non un uomo, ad occuparti dello spogliatoio maschile?
R: Tre quarti del personale sono stato tagliati per diminuire i costi, negli ultimi cinque anni. L’unico collega è stato lasciato a casa parecchio tempo fa, e l’amministrazione ha deciso che poteva andar bene anche così. A dispetto della modernità, in certi ambienti professionali si dà ancora per scontato che quello delle pulizie sia un lavoro “da donne”, e che quindi anche i clienti uomini non troveranno nulla di strano se una signora passa il mocio vicino alle loro docce.
D: Come si comportano gli avventori della piscina nel vederti girare tra loro?
R: Ognuno ha la sua reazione, ma direi che il minimo comun denominatore è quello della sorpresa. Il regolamento della piscina prevede che gli utenti (uomini e donne) tengano addosso il costume mentre fanno la doccia e se lo levino solo quando sono ben chiusi dentro la loro cabina, ma sono comunque molti quelli che si lavano nudi o girano per i corridoi senza nulla addosso. Così quando mi vedono spuntare, in genere rimangono spiazzati. C’è chi si copre subito e magari chiede scusa, ma anche chi si arrabbia e se la prende con me. Io mi limito a rispondere che non sono io a trasgredire le regole, ma loro; poi mi allontano continuando a fare il mio lavoro. Ma c’è anche chi non vede l’ora di potersi mostrare, e addirittura qualcuno (per fortuna casi rari) che si infila nella cabina, lascia la porta aperta e prova a stuzzicarmi con spettacolini erotici.
D: E tu che fai, quando ciò accade?
R: Chiudo la porta dicendo ad alta voce – in modo che mi senta più gente possibile - che è vietato cambiarsi in pubblico. Di solito, questo basta a calmare i bollenti spiriti.
D: Più in generale, come vivi la tua professione e il trovarti quotidianamente circondata da uomini vestiti molto poco o per nulla?
R: I primi tempi ero parecchio in difficoltà, e avevo un certo timore a raccontare di questo nuovo incarico a mio marito. Ormai, dopo anni, è diventato routine, e non faccio più caso alla nudità.
D: Davvero? Non capita mai che ti cada l’occhio?
R: Beh.. ovvio che sì; mica sono una macchina per pulire i pavimenti! Credo sia naturale che la mia attenzione possa essere magari risvegliata da qualche visione particolarmente stuzzicante. Ma è molto più facile che a attirare la mia attenzione sia un cliente con l’asciugamano in vita piuttosto che uno completamente nudo. La fantasia è sempre più eccitante di una verità rivelata. O no?

venerdì 13 giugno 2014

Orgoglio normodotato

Era inevitabile arrivarci, prima o poi. Raccontando storie ambientate in luoghi dove gli uomini si mettono completamente nudi l’uno di fronte all’altro, il tema è d’obbligo. Aspettavamo solo il momento giusto per affrontarlo senza cadere nella banalità o nel luogo comune nel cui è facilissimo scivolare con un argomento così delicato.
L’occasione buona ce la offre una bella e interessante lettera di Antonio:

Sono un vostro lettore maturo eterosessuale e sposato, e quello che posso dire di uno spogliatoio di una bella palestra che frequento due volte a settimana da febbraio è che la cosiddetta sindrome da spogliatoio è molto frequente, oggi. Se uno, per esempio, va in una palestra come la mia, vede il 95% di ragazzi e uomini apparentemente abbastanza virili e qualcuno superdotato, mentre in questi mesi di mediodotati ne avrò visti 3 o 4. Questo, da uomo mediodotato che non si vergogna di essere ancora meno virile di quanto sono, mi fa pensare.
In realtà il mio andrologo mi ha confermato che, per esperienza, un uomo medio o poco dotato oggi spessissimo (a meno che non vada a farsi una partita in una sua squadra sportiva) non si mostra in doccia o in sauna. Si innesca così un circolo vizioso che fa pensare a chi non ha grandi misure di far parte di una stretta minoranza  e non della maggioranza degli uomini, secondo quanto confermano anche le statistiche. Purtroppo da 10 anni a questa parte il porno su internet ha sballato i parametri della realtà nella mente di uomini e donne proponendo per normali modelli sopra la norma; una sfrenata emancipazione femminile e gli incontri di sesso libero favoriti sempre dalla rete hanno fatto il resto per cui sono tempi non facili per un ragazzo di questa generazione medio o poco dotato il quale se ne esce con le ossa rotte. Certi forum su internet sono la chiara espressione di questo enorme disagio, (non dimentichiamo ultimamente il boom di interventi di falloplastiche).       
Saluto il blog con una domanda: secondo voi cosa è la virilità maschile?
Antonio

Eh sì.. Antonio ha decisamente ragione. La fisiologica ansia causata in ognuno di noi (uomo o donna, poco cambia) dal confronto con gli altri va sempre più accentuandosi a causa dell’affermarsi di modelli ogni anno più artefatti e lontani dalla realtà. Capita a chi non a più vent’anni di sentirsi vecchio/a perché assediato/a dall’obbligo di gioventù eterna; capita con i canoni estetici imposti (muscoli tonici, denti splendenti, assenza di grasso in eccesso); capita con gli status symbol apparentemente irrinunciabili per chi voglia guadagnarsi un posto dignitoso nel mondo (il cellulare sempre di ultimissimo modello, l’automobile potente, le ferie in luoghi esotici). E capita - ovviamente, e forse in maniera ancora maggiore - quando gli abiti cadono a terra e ci si ritrova nudi, privi di barriere di fronte agli altri. Così le donne vivono con l’angoscia di avere il seno della taglia perfetta e noi uomini ci troviamo ancora più invischiati in una ossessione antica come l’invenzione del maschio: le dimensioni del sesso.

La cultura popolare abbonda di detti, proverbi e frasi rassicuranti sul fatto di come sia più importante “saperlo usare” che “averlo grosso” (come se, per pena del contrappasso, i superdotati dovessero essere tutti maldestri o incapaci). Andrologi e psicologi si ritrovano quotidianamente ad affrontare la questione con i loro pazienti e a rassicurarli. Eppure tutte le spiegazioni e le belle teorie (scientifiche o di bassa lega che siano) sembrano ancora insufficienti a curare definitivamente il problema che, ne deduciamo, fa parte della natura maschile come il crescere della barba o il pomo d’Adamo. Avere un pene significa inevitabilmente ritrovarsi ogni tanto a chiedersi se sia sufficientemente lungo e largo, se durante l’erezione si inturgidisca abbastanza, se ogni aspetto della prestazione (durata, potenza, frequenza, quantità di sperma) sia “buono” oppure no.
Ma questo, crediamo, ha più a che fare con la naturale insicurezza umana che con il tema in sé. Per paradosso, ci viene da dire che se – in un mondo di cloni – tutti gli uomini si ritrovassero con lo stesso identico organo genitale, finirebbero col farselo comunque, questo problema.
Insomma… l’ansia da paragone e la tendenza alla competitività sono intrinseche nella nostra natura di esseri limitati, e stanno dentro le mutande come stanno in ogni altro centimetro di pelle.

Venendo alla tua seconda domanda... che cosa è secondo noi la virilità maschile? Ottimo quesito, la cui risposta certo non si esaurirà in questo articolo, ma che si cela in ogni riga del nostro sito, e nelle ragioni per cui lo abbiamo aperto.
Ebbene.. siamo nello spogliatoio, siamo tutti completamente nudi, quindi non ci nasconderemo dietro uno slippino, e senza pudori ammetteremo che senza ombra di dubbio essere sessualmente ben dotati (non necessariamente super-) appare preferibile (sia per l’uomo che per la donna) rispetto al non esserlo, esattamente come, a una prima impressione superficiale, essere belli appare migliore che essere brutti, o l’essere ricchi non può competere con il non avere una lira in tasca. Ma si tratta appunto di prime impressioni, che ci raccontano lo strato superficiale della nostra essenza senza approfondire una realtà ben più stratificata.
Uno dei frequentatori del nostro spogliatoio, anch'egli normodotato, ogni volta che vede un maschio esibire con orgoglio i suoi genitali misura-super riassume commentando che “si va più fieri di un uccello grosso che di una laurea in ingegneria nucleare”. Sicuramente lui dice il vero, ma quasi mai la parte rappresenta il tutto, e spesso l’ostentare con boria un pisello particolarmente ben riuscito è il sintomo preciso di una insicurezza assai simile a quella di chi, come noi “peni comuni”, non si sente all’altezza.

Noi crediamo che la “virilità” si misuri, più che in centimetri, nella capacità di relazionarsi ai propri limiti, e nel trovare quell'equilibrio che ci permetta di mostrarci agli altri per come siamo piuttosto che per come dovremmo essere.
Nel nostro spogliatoio, ci liberiamo di tutti gli abiti – mutande comprese – proprio per questo: per imparare ad avere il coraggio di mostrarci agli altri per come siamo.
Poi certo… ci confrontiamo gli uni con gli altri (palesemente o di nascosto) e come è inevitabile facciamo caso a chi ha gli addominali più scolpiti, le natiche più rotonde e sode, le spalle più larghe e sì.. l’uccello più grosso. Ma, proprio come risultato del nostro confrontarci, pensiamo che sia molto più virile un uomo normodotato (o anche minidotato) che, sapendo di esserlo, si abbassa comunque le mutande davanti a tutti e si rapporta alla realtà partendo da ciò che lui realmente è (o ha) che non chi vada facendo il gradasso e sbattendo in faccia agli altri i suoi genitali mastodontici senza con questo minimamente riuscire a dimostrarci di essere un uomo.

mercoledì 11 giugno 2014

Nuove amicizie sotto la doccia

Con un bel po’ di ritardo dovuto a una momentanea chiusura dello spogliatoio maschile (della quale ci scusiamo), pubblichiamo e rispondiamo con piacere a una lettera di un nostro lettore romano che ci aiuta a allargare ulteriormente gli orizzonti sulle infinite possibilità che il ritrovarsi nudi fra uomini può offrire:

Salve,
sono un ragazzo eterosessuale trentatreenne di Roma.
La mia soddisfazione sessuale preferita è quella di organizzare gang bang etero non mercenarie e private ossia fuori dai club privè (una donna che si da a tre o più uomini tutti etero); l'ho fatto tante volte ed è un idea che mi è nata proprio dal clima goliardico e comunitario che suggerisce lo spogliatoio maschile di una palestra che frequento dove nonostante tutto non conosco nessuno. Spesso mi piace selezionare - oltre la coppia naturalmente – anche i singoli, non perché sia io bisex, ma in modo che diano un valore aggiunto alla serata.
Quando vedo dei bei fisici nello spogliatoio, mi viene l'idea di veicolare qualcuno che non conosco in una di queste situazioni: sarebbe il modo più veloce e facile per selezionare singoli, probabili o no compagni di avventure dal momento che per esperienza so che selezionare singoli in siti per adulti con foto è un lavoro abbastanza lungo e un po' difficile per diverse ragioni che non sto qui a dire e dato che le coppie diventano sempre più esigenti, più mi contorno di bei ragazzi e più le probabilità e il passaparola e le feste aumentano.
Voi che questa realtà psicologica dello spogliatoio maschile la conoscete abbastanza bene avete un idea anche vaga un suggerimento su cosa potrei fare? Avevo pensato indossare una maglietta a tema sessuale del tipo con la pubblicità di una serata sexy con una mia amica per attirare la battuta di qualcuno o di lasciare qualche bigliettino con la foto della mia compagna di giochi un telefono e due righe di intenzioni in una borsa di un anonimo o di fare aspettare qualche mia amica nella hall della palestra con vestiti succinti per attrarre l'attenzione di chi dopo lo spogliatoio esce o va al bar. Non vorrei però venire cacciato dalla palestra per questo. Consigliatemi sono molto curioso di sapere cosa ne pensate.
Grazie
Andrea (Roma)
P.S.:  naturalmente tengo  a sottolineare che pur in maniera poco ortodossa mi piace vivere la sessualità di gruppo in maniera spontanea naturale non volgare e rispettosa con lo stesso clima appunto di uno spogliatoio maschile.

Innanzitutto grazie ad Andrea per essersi messo completamente nudo con noi e per averci mostrato senza pudori aspetti “smutandati” della sua personalità.
Come scrivevamo qualche tempo fa, caro Andrea, lo spogliatoio è per tutti luogo di osservazione dell’altro, senza che questo comporti tendenze gay o desideri omoerotici, e il tuo caso è piena dimostrazione di ciò. 
E’ anche vero, però, che sempre più spesso gli uomini gay o semplicemente curiosi di provare nuove esperienze si lancino in approcci alle docce o sulle panche dove gli abiti e gli asciugamani vengono lasciati cadere. E’ quindi questo, il rischio che corri: non tanto quello di essere cacciato dalla tua palestra (i proprietari dei club, come giusto, si scandalizzano molto più per un abbonato in meno che per ciò che può accadere privatamente tra i loro iscritti adulti e consenzienti), quanto quello che le tue intenzioni possano essere fraintese, male interpretate e quindi scambiate per un abbordaggio omosessuale.
Poi per carità.. ormai nessun uomo civile si formalizza o si offende più nemmeno per questo (al contrario, sempre di più i maschi etero si sentono lusingati dalla corte di maschi gay pur senza avvertire il minimo impulso di assecondarla), ma certo – vista la particolarità del tuo obiettivo – non tutti potrebbero capire o crederti subito.

Per questo il consiglio che ci sentiamo di darti, una volta selezionato l’uomo che ti sembra giusto per il tuo scopo – è quello di iniziare a chiacchierare in modo soft, parlando di argomenti estranei alle tue intenzioni e mescolandoli magari a qualche complimento riguardante i talenti fisici che ti hanno spinto a scegliere proprio quell’uomo in mezzo a tanti. L’insicurezza e il narcisismo (due rovesci della stessa medaglia) sono elementi presenti in ogni persona, e lo sono ancor di più in chi frequenta una palestra dei tempi nostri, luogo incentrato principalmente sul culto dell’estetica e dell’ego. E’ abbastanza prevedibile che chi riceve complimenti rimanga inesorabilmente complice di chi glieli sta facendo. Nulla di particolarmente esagerato, per carità: ti basterà dirgli se magari ti da due consigli perché ti piacerebbe avere un fisico come il suo, o magari concentrarti su un dettaglio: i bicipiti, le spalle, le gambe. All’inizio consiglierei di evitare commenti sulla dotazione sessuale (anche se certo non può essere un dettaglio trascurabile, visto l’obiettivo che ti poni) perché questo potrebbe scatenare nell’altro un sospetto e un senso di autodifesa e quindi ricondurlo alle reticenze di cui sopra.
Conquistata la fiducia del tuo nuovo amico (poche battute mirate possono essere già sufficienti), sarai tu a doverti scoprire, iniziando a raccontargli di una tua “amica” che ama particolarmente gli uomini di un certo tipo fisico (guardacaso: il suo tipo fisico). Dovrai insomma incuriosirlo menzionando da subito una presenza femminile che fughi ogni ambiguità e dubbio. Ancora meglio se questa tua amica si potesse dopo poco manifestare magari con una telefonata che ne provi l’esistenza.
Il resto, se il tuo fiuto ti avrà fatto scegliere bene, verrà da sé: la curiosità del tuo futuro compagno di giochi sarà stuzzicata, e a quel punto sarà lui a farti le domande che vi porteranno alla concretizzazione della fantasia.

Tienici informati sugli sviluppi e magari – perché no? – inviaci una foto di te e del tuo nuovo compare nudi nello spogliatoio della vostra palestra!

venerdì 30 agosto 2013

Osservando con gli occhi di lei

Antonella ha 39 anni, un marito e una fantasia ricorrente: quella di potersi nascondere nello spogliatoio maschile della palestra che frequenta tre volte a settimana e, non vista, rimanere ad osservare gli uomini in quello strano, atipico ambiente fatto di intima estraneità.
E’ un sogno proibito che le capita di fare sin da quando era solo una tredicenne inesperta in fatto di corpi maschili, piena di domande in cerca di risposte e, alla fine dell’ora di nuoto, non poteva fare a meno di chiedersi quale spettacolo potesse offrire la stanza in cui i suoi compagni andavano a rivestirsi dopo la lezione.
Ma ancora oggi, nonostante nel frattempo si sia levata tutte le curiosità in fatto di sesso, quel pensiero torna, di tanto in tanto, a farsi vivo, e a scatenarle dentro il languore tipico dell’adolescente desiderosa di conoscere ciò che le è precluso. Quella porta che fa da barriera a un luogo che, al di là di ogni emancipazione sessuale, sempre rimarrà per lei off-limits basta a rendere misterioso ed affascinante un mondo forse di per sé banale e quotidiano, ma che diventa desiderabile e magico proprio in quanto irraggiungibile.
Per lo meno fino a qualche settimana fa.

Sì perché… complice qualche bicchiere di vino in più, una sera a cena Antonella è riuscita a confessare questa fantasia sempre rimasta segretissima a suo marito Roberto il quale, con una reazione che lei mai si sarebbe aspettata e che le ha fatto capire quanto ancora, nonostante gli undici anni di matrimonio, ci sia da scoprire l’uno dell’altra, si è proposto di farle da complice, chiedendole se non le sarebbe piaciuto se, per esempio, lui, armeggiando con il suo iPhone fingendo di inviare messaggi, avesse cercato di scattare qualche foto ai suoi amici del calcetto amatoriale durante le docce. Ancora non gli era ben chiaro, in quel momento, ma ciò che Roberto stava facendo, con quella proposta inattesa, era di riavvicinarsi ad Antonella, e conoscere lati della personalità di lei fino a quel momento rimasti nascosti appropriandosi di quella curiosità e facendo suo un desiderio che gli era del tutto estraneo. Guardare i corpi dei suoi amici maschi – per lui completamente privi di interesse ed attrattiva – con gli occhi di sua moglie, farle il regalo di diventare lei permettendole così di accedere ad un luogo in cui, da sola, mai sarebbe potuta entrare.

Eccolo dunque il mercoledì sera, come al solito nel campetto di ghiaia affittato insieme agli amici per la partita settimanale a cinque, già proiettato col pensiero non alla partita, ma alle docce che la seguiranno e in cui, per la prima volta, con Antonella nascosta dentro di sé, seguirà la progressione con cui i suoi compagni di gioco si sfilano la maglietta sudata, e le scarpe, le calze, lasciando cadere poi a terra anche i pantaloncini e infilando tutto nella borsa per posticipare un poco il momento in cui anche gli slip finiranno nel sacchetto della roba sporca e lui, fingendo di digitare un sms sul display, si preoccuperà solo di rubare una foto senza che l’interessato se ne accorga.

L’occasione, però, gli si offre ancora prima del previsto. Mentre ancora tutti stanno indossando le divise amatoriali, ecco che dalle docce esce un ritardatario della partita precedente. Cammina ciabattando verso la panca con un asciugamano verde legato in vita. Roberto ha appena il tempo di realizzare che il suo nuovo gioco d’intesa con Antonella può avere inizio, che già si ritrova l’uomo proprio in piedi davanti a lui, ancora seduto per infilarsi una scarpa.
D’improvviso sente la voce di Antonella sussurrargli all'orecchio: «Eccolo!.. Riesco a vederlo!» Incoraggiato dall'illusione dell'entusiasmo della sua donna, infila la mano nella tasca dei jeans appesi nella spalliera dietro di lui, estrae il suo cellulare e, preoccupandosi di fare in modo che lo schermo sia visibile solo a lui, attiva l’applicazione della macchina fotografica. Neanche fosse consapevole di ciò che sta accadendo, e quasi volesse raccogliere l’invito, proprio in quel momento l’uomo slega l’asciugamano dai fianchi e inizia ad asciugarsi, offrendo all’obiettivo dell’iPhone e ad Antonella la vista delle sue natiche rese ancora più evidenti dal segno del costume sulla pelle abbronzata.
«Chissà se è questo, ciò che Antonella sogna di vedere», si chiede riponendo il telefono nella tasca dei jeans, «Chissà se è foto così potranno appagare la sua curiosità.»
Incapace di comprendere a fondo la fantasia della sua donna, Roberto non può fare a meno di dubitare dell’efficacia del suo gesto, della reazione che esso scatenerà una volta con sua moglie. E, a dirla tutta, non può fare a meno di sentirsi un po’ stupido, a lasciarsi tirare dentro queste pruderie adolescenziali.
Ma poi ricorda la sua convinzione nel momento in cui aveva proposto il gioco ad Antonella, e si rende conto che non è certo questo, il momento di tirarsi indietro. Casomai, alle conclusioni giungerà più tardi, a casa, insieme a lei.
«Pronti ragazzi? Si va…», urla Lorenzo chiamandoli in campo.
Roberto completa il nodo al laccio della scarpa e poi si alza per uscire dallo spogliatoio. Al resto – si dice - penserà dopo, quando, venuto il momento della doccia, si ritroverà nuovamente con il cellulare in mano, a fingere di digitare sms.

domenica 6 gennaio 2013

Guardare gli altri uomini alle docce è roba da gay?

Uno dei più diffusi e fuorvianti luoghi comuni sul mondo dello spogliatoio maschile è quello secondo cui guardare gli altri uomini alle docce o mentre si tolgono gli slip sia sinonimo di tendenze omosessuali più o meno represse. E noi, oggi, vorremo sfatare questo cliché che spesso ci confonde e ci fa vivere male una naturalissima e del tutto sana curiosità.

Il bisogno di confrontarci con la realtà che ci circonda e con le persone in cui quotidianamente ci imbattiamo coinvolge ogni sfera della nostra vita: siamo abituati a chiederci se chi ci sta attorno guadagni più di noi, se vesta meglio, se sia più simpatico, più bello o più intelligente. La propensione a cercare similitudini e differenze tra noi e gli altri è uno dei motori della vita, uno stimolo che può portarci a migliorare o, viceversa, a soffrire e combattere per accettarci nei nostri umani limiti.
Per quale ragione, dunque, il nostro istinto non dovrebbe spingerci a provare interesse per la nudità di altri maschi? E' la cosa più normale del mondo che ci interessi scoprire se i nostri pettorali, la nostra pancetta, il nostro sedere e – sì certo, ovviamente! – il nostro pisello possono farci sentire sufficientemente orgogliosi di noi, ed è importante non inibire queste curiosità anche per testare il nostro grado di accettazione di noi stessi attraverso la tranquillità di mostrarci senza veli.

Gli sguardi furtivi di signori che, quasi senza accorgersene, allungano il collo se siete girati di spalle e non riescono a vedere bene tra le vostre cosce, o il prolungarsi della vestizione del tizio sulla panca di fronte a voi che rallenta i gesti indossando gli abiti per aspettare che voi abbiate finito di spogliarvi prima di entrare in doccia e vedervi bene da cima a fondo, il più delle volte non nascondo il benché minimo desiderio erotico, ma la legittima, e condivisibile voglia di risolvere un’insicurezza e tirare un sospiro di sollievo  scoprendo che un superfusto come voi, con tutti i muscoli tonificati e un corpo scultoreo, per lo meno ha l’arnese più piccolo di loro.

A volte per noi uomini una rassicurazione del genere è più efficace di cento sedute di psicanalisi, dunque ben vengano gli sguardi incrociati mentre le mutande cadono, le docce senza porte o separé, la tranquillità nell’osservare e nel lasciarsi osservare senza preoccuparsi di quali possano essere le intenzioni inconsce.
L’uomo davvero etero è talmente certo dei suoi gusti sessuali da non avvertire minimamente come una minaccia la curiosità di vedere quanto è grosso l’uccello degli altri maschi. Al contrario: preferisce saperlo bene per meglio conoscere la concorrenza.

mercoledì 2 gennaio 2013

Una donna dietro la porta

E’ risaputo che noi uomini amiamo spiare dal buco della serratura. La cinematografia internazionale (e quella italiana degli anni ’70 in particolare) pullula di fanciulle sotto la doccia osservate da dietro una porta socchiusa, o di cabine della spiaggia perforate ad hoc per godersi il pruriginoso momento del cambio del costume.



Certo – come si diceva nel post precedente – l’esplosione di internet ha tolto mistero alla nudità rivelata, e le fantasie si sono spostate altrove. Eppure noi riteniamo che, ancora oggi, il sottile piacere di osservare di nascosto i momenti di intimità di una o più donne intente nelle loro personalissime abluzioni conservi il fascino indiscreto dell’intrusione in un segreto altrui.

E se per i maschi non è un problema ammettere di provare piacere osservando non visti, la domanda che oggi vorremmo farci, e soprattutto fare alle signore lettrici, è se l’inviolabile soglia dello spogliatoio maschile susciti anche su di loro una qualche forma di attrattiva.

Insomma.. quante sono le donne che vorrebbero diventare invisibili per una mezz’oretta e sedersi del tutto indisturbate su una panca di fronte alle docce di una palestra, o nello spogliatoio della loro squadra del cuore?
Perché se è vero che la curiosità è femmina, allora per forza le nostre amiche non potranno essere esenti dal desiderio di sapere come sia sotto i vestiti il loro personal trainer, il collega di lavoro che tre volte a settimana arriva in ufficio con la sacca per la partita a tennis, o il meccanico dell’officina sotto casa che, prima di tornare a casa, si libera della sua tuta da lavoro e va a infilarsi sotto l’acqua per lavare via la giornata lavorativa dalle mani e dal resto del corpo.

Possono essere fantasie erotiche o anche solo la semplice voglia di avere accesso ad un piccolo mondo precluso al pubblico femminile, il piacere di superare una barriera e, con essa, lo stupido, antico, superato preconcetto per cui esponenti di sessi opposti debbano denudarsi l’uno di fronte all’altro solo per la fornicazione. Siamo infatti convinti che anche le nostre amiche donne possano appassionarsi al sottile gusto di provare l’esperienza di guardare un uomo nudo come lo guarderebbe un altro uomo eterosessuale: senza doppio fine, senza morbosità, senza altro scopo se non quello di godersi il momento in cui tutti i veli cadono e, in qualche modo, la verità si fa un po’ più nuda.


giovedì 27 dicembre 2012

Hashtag "smutandato"

Fino a qualche anno fa, lo spogliatoio era una specie di luogo-bolla, un tempio pagano inviolabile ai più, separato dal mondo sociale in cui stare vestiti è obbligatorio. E il mostrarsi senza mutande rimaneva un’esperienza strettamente legata all’intimità di coppia o, per l’appunto, limitata alle poche decine di minuti che si passavano sotto la doccia dopo una partita di calcetto, di tennis, o dopo una sessione di allenamento. Il segreto prezioso celato dentro lo slip, e in generale l’immagine del tuo corpo integralmente scoperto, era uno spettacolo per pochissimi, giusto una manciata di fidanzate e una ristretta cerchia di compagni di sport. Solo a loro era dato sapere tutto sul tuo corpo, conoscerne pregi e difetti, avere accesso a splendori e miserie della tua nudità.

Oggi, invece, con il proliferare di smartphone a fotocamere potentissime e social network in cui pubblico e privato si mescolano perdendo i loro confini, anche lo spogliatoio si è aperto alla smania di condivisione, e il web spopola di scatti – rubati o meno – provenienti da docce e stanze degli armadietti.

In particolare, nel sempre crescente esibizionismo figlio della voglia di costruirsi un’identità a suon di “Like”, sale la febbre dell’autoscatto narcisistico, ed ecco che lo spogliatoio diventa il luogo ideale per abbandonare le false timidezze e concedere un po’ della propria bellezza desnuda a migliaia di followers.
Le condizioni ideali ci sono tutte:  si è appena terminato l’allenamento, quindi si hanno i muscoli ancora belli in tensione dopo la fatica; ci si trova in un luogo in cui gli slip possono cadere senza pudori e dove esibire tutti se stessi è l’atto più naturale. Da lì a cedere alla tentazione di estrarre dalla borsa il cellulare e scattarsi una foto davanti allo specchio il passo è brevissimo.

E anche in questo caso le scuole di pensiero sono tante: c’è chi preferisce limitarsi a scattare un jpeg di pettorali, bicipiti e tartaruga addominale e chi invece - forse cosciente del fatto che i suoi deltoidi non sono proprio degni di una copertina di Men’s Health o forse per onestà intellettuale e bisogno di coerenza di intenti - preferisce la foto integrale, perché se nudi bisogna mostrarsi, allora tanto vale andare fino in fondo.
Ci sono poi quelli che optano per una via di mezzo, tenendo addosso lo slip o il più sexy asciugamano legato attorno ai fianchi a lasciar immaginare nudità sottostante, e quelli che evitano sì qualunque ti di copertura tessile, ma scelgono di assumere una posa plastica che evidenzi le natiche lasciando celati i genitali. Chissà.. forse lo fanno per pudore, per senso di inadeguatezza; forse perché, come in certi film erotici, la visione di un pisello  dà l’impressione di un prodotto più volgare e meno chic. O forse lo fanno perché sono ben consapevoli che certi social network censurano le immagini di peni e testicoli, e loro non hanno dubbi: vogliono proprio essere pubblicati ovunque.
Così anche comunità più attente ai contenuti come Facebook o Istagram pullulano di nudità allo specchio, l’hashtag #smutandato fa furore tra i trend,  e i “Mi piace” dai nickname anonimi non si fanno attendere. Perché si sa... nulla è  più stimolante per la nostra fantasia che spiare dal buco della serratura anche quando c’era la porta aperta e avremmo potuto tranquillamente entrare.