giovedì 10 luglio 2014

Tra gli uomini nudi con Letizia

Nella casella postale del nostro spogliatoio continuano ad arrivare messaggi di amici che ci raccontano le loro esperienze, desiderosi di confrontarsi e ritrovarsi nudi tutti insieme, senza più vergogne o paure di mostrare la loro essenza ma, al contrario, palesando le loro curiosità.
Oggi pubblichiamo la lettera di Andrea di Roma, che affronta un altro tema molto dibattuto: quello delle donne spesso autorizzate all’accesso alle docce degli uomini.

Sono molto interessato alla situazione donne delle pulizie/mamme/nonne nello spogliatoio maschile. Sono da anni alla ricerca di testimonianze vere in merito. Penso che tra i tanti fake ci sia effettivamente una percentuale di verità data dal fatto che le donne, cioè mamme e nonne etc., possono accedere con più facilità nello spogliatoio maschile più di quanto facciano i padri in quello femminile.
Alle terme di Saturnia invece sono le donne delle pulizie ad esserci. Entrano molto spesso. Puliscono i lavandini, gli armadietti, asciugano per terra incuranti della presenza degli uomini. Non accade sempre ma ho assistito a varie scene:
- un signore che andava sotto la doccia nudo che passava tranquillamente davanti a loro;
- un signore che si asciugava i capelli nudo mentre una donna delle pulizie puliva;
- un signore con l'accappatoio aperto che si asciugava i capelli alla presenza di una donna delle pulizie;
- un signore che usciva dalla doccia e raggiungeva il suo armadietto completamente nudo e ha incrociato davanti a lui la signora che puliva e ha esclamato : "Non sapevo ci fossero donne...non che mi vergogni..." E lei: "Qualcuno deve pur pulire..."
Cerco da tempo qualcuno con cui condividere queste esperienze o altre testimonianze su piscine, spa etc.
Aspetto un vostro riscontro.
Andrea

In molti paesi europei (tra cui, a solo titolo di esempio, la Germania, la Svezia, e buona parte della Francia), la condivisione della nudità tra uomini e donne è abitudine diffusa e pienamente accettata. E’ ritenuto insomma del tutto naturale il condividere saune, bagni turchi o altri luoghi di wellness, e il farlo senza nulla addosso. Addirittura molte "spa" all’estero vietano l’uso del costume (i tessuti sintetici sono spesso ricettacoli di batteri facilmente trasmissibili in ambienti comuni), ragione per cui l’essere completamente nudi di fronte a soggetti del sesso opposto diventa l’unica via possibile.
Questo perché nazioni culturalmente più avanzate, come è giusto che sia, tendono a non collegare in maniera vincolata e vincolante l’idea del nudo a quella del sesso; insomma non si dà per scontato che vedere un uomo o una donna senza veli scateni in maniera automatica fantasie erotiche, desideri o pulsioni animalesche.

L’Italia – si sa – è più bigotta, più castrata, e come tutti i castrati tende a vedere il sesso e la perversione ovunque; così cui quando maschi e femmine si ritrovano per una qualche ragione senza mutande addosso l’uno di fronte all’altro sembra sempre dover scattare l’eccitazione o la facile battuta da bar.

Non conosciamo in prima persona la realtà delle Terme di Saturnia che Andrea ci descrive, ma sappiamo che, in genere, quando le donne di servizio hanno libero accesso allo spogliatoio maschile è perché da qualche parte sta appeso un cartello in cui si fa obbligo ai “signori utenti” di cambiarsi d’abito nelle cabine preposte all’uso. Come in molte piscine comunali è insomma vietato stare nudi nelle parti comuni (doccia compresa) e chi, magari abituato a contesti più cosmopoliti, trasgredisca alla regola smutandandosi di fronte ad altri avventori lo fa a proprio rischio e pericolo, sia nel senso che non può lamentarsi se le se pudenda sono finite sotto gli occhi di una inserviente di sesso femminile, sia in quello che è anche passibile di multa per trasgressione al regolamento.

I comportamenti dei clienti sono molto diversi fra loro: c’è chi, sentendo violata la propria privacy, si lamenta con la direzione degli stabilimenti; chi, sempre non gradendo essere sorpreso en desabillé da sguardi femminili, semplicemente smette di frequentare quella particolare struttura. Ma ovviamente ci sono anche uomini che apprezzano, e rimangono nudi il più a lungo possibile per non perdere l’occasione di mostrarsi a una gentil signora, magari pensando che questo primo passo di esibizionismo/voyeurismo possa portare a piacevoli conseguenze.

Tutti i dibattiti che si trovano in rete sull’argomento si concentrano però sulla opinione del cliente uomo e sul suo modo di vivere questa “invasione di campo”. Per questo, noi di Spogliatoiomaschile, abbiamo pensato di chiederci cosa pensino a riguardo le interessate, vale a dire le signore che, per mestiere, si trovano a doversi intrufolare tra le panche dove i maschi si abbassano gli slip, e a districarsi fra sederi nudi e uccelli svolazzanti.

Abbiamo chiesto a Letizia (nome di fantasia), quarantaduenne addetta alle pulizie in una piscina comunale del Nord Italia, di raccontarci il suo punto di vista. Ecco cosa ci ha risposto:

D: Per quale motivo sei tu, e non un uomo, ad occuparti dello spogliatoio maschile?
R: Tre quarti del personale sono stato tagliati per diminuire i costi, negli ultimi cinque anni. L’unico collega è stato lasciato a casa parecchio tempo fa, e l’amministrazione ha deciso che poteva andar bene anche così. A dispetto della modernità, in certi ambienti professionali si dà ancora per scontato che quello delle pulizie sia un lavoro “da donne”, e che quindi anche i clienti uomini non troveranno nulla di strano se una signora passa il mocio vicino alle loro docce.
D: Come si comportano gli avventori della piscina nel vederti girare tra loro?
R: Ognuno ha la sua reazione, ma direi che il minimo comun denominatore è quello della sorpresa. Il regolamento della piscina prevede che gli utenti (uomini e donne) tengano addosso il costume mentre fanno la doccia e se lo levino solo quando sono ben chiusi dentro la loro cabina, ma sono comunque molti quelli che si lavano nudi o girano per i corridoi senza nulla addosso. Così quando mi vedono spuntare, in genere rimangono spiazzati. C’è chi si copre subito e magari chiede scusa, ma anche chi si arrabbia e se la prende con me. Io mi limito a rispondere che non sono io a trasgredire le regole, ma loro; poi mi allontano continuando a fare il mio lavoro. Ma c’è anche chi non vede l’ora di potersi mostrare, e addirittura qualcuno (per fortuna casi rari) che si infila nella cabina, lascia la porta aperta e prova a stuzzicarmi con spettacolini erotici.
D: E tu che fai, quando ciò accade?
R: Chiudo la porta dicendo ad alta voce – in modo che mi senta più gente possibile - che è vietato cambiarsi in pubblico. Di solito, questo basta a calmare i bollenti spiriti.
D: Più in generale, come vivi la tua professione e il trovarti quotidianamente circondata da uomini vestiti molto poco o per nulla?
R: I primi tempi ero parecchio in difficoltà, e avevo un certo timore a raccontare di questo nuovo incarico a mio marito. Ormai, dopo anni, è diventato routine, e non faccio più caso alla nudità.
D: Davvero? Non capita mai che ti cada l’occhio?
R: Beh.. ovvio che sì; mica sono una macchina per pulire i pavimenti! Credo sia naturale che la mia attenzione possa essere magari risvegliata da qualche visione particolarmente stuzzicante. Ma è molto più facile che a attirare la mia attenzione sia un cliente con l’asciugamano in vita piuttosto che uno completamente nudo. La fantasia è sempre più eccitante di una verità rivelata. O no?

venerdì 13 giugno 2014

Orgoglio normodotato

Era inevitabile arrivarci, prima o poi. Raccontando storie ambientate in luoghi dove gli uomini si mettono completamente nudi l’uno di fronte all’altro, il tema è d’obbligo. Aspettavamo solo il momento giusto per affrontarlo senza cadere nella banalità o nel luogo comune nel cui è facilissimo scivolare con un argomento così delicato.
L’occasione buona ce la offre una bella e interessante lettera di Antonio:

Sono un vostro lettore maturo eterosessuale e sposato, e quello che posso dire di uno spogliatoio di una bella palestra che frequento due volte a settimana da febbraio è che la cosiddetta sindrome da spogliatoio è molto frequente, oggi. Se uno, per esempio, va in una palestra come la mia, vede il 95% di ragazzi e uomini apparentemente abbastanza virili e qualcuno superdotato, mentre in questi mesi di mediodotati ne avrò visti 3 o 4. Questo, da uomo mediodotato che non si vergogna di essere ancora meno virile di quanto sono, mi fa pensare.
In realtà il mio andrologo mi ha confermato che, per esperienza, un uomo medio o poco dotato oggi spessissimo (a meno che non vada a farsi una partita in una sua squadra sportiva) non si mostra in doccia o in sauna. Si innesca così un circolo vizioso che fa pensare a chi non ha grandi misure di far parte di una stretta minoranza  e non della maggioranza degli uomini, secondo quanto confermano anche le statistiche. Purtroppo da 10 anni a questa parte il porno su internet ha sballato i parametri della realtà nella mente di uomini e donne proponendo per normali modelli sopra la norma; una sfrenata emancipazione femminile e gli incontri di sesso libero favoriti sempre dalla rete hanno fatto il resto per cui sono tempi non facili per un ragazzo di questa generazione medio o poco dotato il quale se ne esce con le ossa rotte. Certi forum su internet sono la chiara espressione di questo enorme disagio, (non dimentichiamo ultimamente il boom di interventi di falloplastiche).       
Saluto il blog con una domanda: secondo voi cosa è la virilità maschile?
Antonio

Eh sì.. Antonio ha decisamente ragione. La fisiologica ansia causata in ognuno di noi (uomo o donna, poco cambia) dal confronto con gli altri va sempre più accentuandosi a causa dell’affermarsi di modelli ogni anno più artefatti e lontani dalla realtà. Capita a chi non a più vent’anni di sentirsi vecchio/a perché assediato/a dall’obbligo di gioventù eterna; capita con i canoni estetici imposti (muscoli tonici, denti splendenti, assenza di grasso in eccesso); capita con gli status symbol apparentemente irrinunciabili per chi voglia guadagnarsi un posto dignitoso nel mondo (il cellulare sempre di ultimissimo modello, l’automobile potente, le ferie in luoghi esotici). E capita - ovviamente, e forse in maniera ancora maggiore - quando gli abiti cadono a terra e ci si ritrova nudi, privi di barriere di fronte agli altri. Così le donne vivono con l’angoscia di avere il seno della taglia perfetta e noi uomini ci troviamo ancora più invischiati in una ossessione antica come l’invenzione del maschio: le dimensioni del sesso.

La cultura popolare abbonda di detti, proverbi e frasi rassicuranti sul fatto di come sia più importante “saperlo usare” che “averlo grosso” (come se, per pena del contrappasso, i superdotati dovessero essere tutti maldestri o incapaci). Andrologi e psicologi si ritrovano quotidianamente ad affrontare la questione con i loro pazienti e a rassicurarli. Eppure tutte le spiegazioni e le belle teorie (scientifiche o di bassa lega che siano) sembrano ancora insufficienti a curare definitivamente il problema che, ne deduciamo, fa parte della natura maschile come il crescere della barba o il pomo d’Adamo. Avere un pene significa inevitabilmente ritrovarsi ogni tanto a chiedersi se sia sufficientemente lungo e largo, se durante l’erezione si inturgidisca abbastanza, se ogni aspetto della prestazione (durata, potenza, frequenza, quantità di sperma) sia “buono” oppure no.
Ma questo, crediamo, ha più a che fare con la naturale insicurezza umana che con il tema in sé. Per paradosso, ci viene da dire che se – in un mondo di cloni – tutti gli uomini si ritrovassero con lo stesso identico organo genitale, finirebbero col farselo comunque, questo problema.
Insomma… l’ansia da paragone e la tendenza alla competitività sono intrinseche nella nostra natura di esseri limitati, e stanno dentro le mutande come stanno in ogni altro centimetro di pelle.

Venendo alla tua seconda domanda... che cosa è secondo noi la virilità maschile? Ottimo quesito, la cui risposta certo non si esaurirà in questo articolo, ma che si cela in ogni riga del nostro sito, e nelle ragioni per cui lo abbiamo aperto.
Ebbene.. siamo nello spogliatoio, siamo tutti completamente nudi, quindi non ci nasconderemo dietro uno slippino, e senza pudori ammetteremo che senza ombra di dubbio essere sessualmente ben dotati (non necessariamente super-) appare preferibile (sia per l’uomo che per la donna) rispetto al non esserlo, esattamente come, a una prima impressione superficiale, essere belli appare migliore che essere brutti, o l’essere ricchi non può competere con il non avere una lira in tasca. Ma si tratta appunto di prime impressioni, che ci raccontano lo strato superficiale della nostra essenza senza approfondire una realtà ben più stratificata.
Uno dei frequentatori del nostro spogliatoio, anch'egli normodotato, ogni volta che vede un maschio esibire con orgoglio i suoi genitali misura-super riassume commentando che “si va più fieri di un uccello grosso che di una laurea in ingegneria nucleare”. Sicuramente lui dice il vero, ma quasi mai la parte rappresenta il tutto, e spesso l’ostentare con boria un pisello particolarmente ben riuscito è il sintomo preciso di una insicurezza assai simile a quella di chi, come noi “peni comuni”, non si sente all’altezza.

Noi crediamo che la “virilità” si misuri, più che in centimetri, nella capacità di relazionarsi ai propri limiti, e nel trovare quell'equilibrio che ci permetta di mostrarci agli altri per come siamo piuttosto che per come dovremmo essere.
Nel nostro spogliatoio, ci liberiamo di tutti gli abiti – mutande comprese – proprio per questo: per imparare ad avere il coraggio di mostrarci agli altri per come siamo.
Poi certo… ci confrontiamo gli uni con gli altri (palesemente o di nascosto) e come è inevitabile facciamo caso a chi ha gli addominali più scolpiti, le natiche più rotonde e sode, le spalle più larghe e sì.. l’uccello più grosso. Ma, proprio come risultato del nostro confrontarci, pensiamo che sia molto più virile un uomo normodotato (o anche minidotato) che, sapendo di esserlo, si abbassa comunque le mutande davanti a tutti e si rapporta alla realtà partendo da ciò che lui realmente è (o ha) che non chi vada facendo il gradasso e sbattendo in faccia agli altri i suoi genitali mastodontici senza con questo minimamente riuscire a dimostrarci di essere un uomo.

mercoledì 11 giugno 2014

Nuove amicizie sotto la doccia

Con un bel po’ di ritardo dovuto a una momentanea chiusura dello spogliatoio maschile (della quale ci scusiamo), pubblichiamo e rispondiamo con piacere a una lettera di un nostro lettore romano che ci aiuta a allargare ulteriormente gli orizzonti sulle infinite possibilità che il ritrovarsi nudi fra uomini può offrire:

Salve,
sono un ragazzo eterosessuale trentatreenne di Roma.
La mia soddisfazione sessuale preferita è quella di organizzare gang bang etero non mercenarie e private ossia fuori dai club privè (una donna che si da a tre o più uomini tutti etero); l'ho fatto tante volte ed è un idea che mi è nata proprio dal clima goliardico e comunitario che suggerisce lo spogliatoio maschile di una palestra che frequento dove nonostante tutto non conosco nessuno. Spesso mi piace selezionare - oltre la coppia naturalmente – anche i singoli, non perché sia io bisex, ma in modo che diano un valore aggiunto alla serata.
Quando vedo dei bei fisici nello spogliatoio, mi viene l'idea di veicolare qualcuno che non conosco in una di queste situazioni: sarebbe il modo più veloce e facile per selezionare singoli, probabili o no compagni di avventure dal momento che per esperienza so che selezionare singoli in siti per adulti con foto è un lavoro abbastanza lungo e un po' difficile per diverse ragioni che non sto qui a dire e dato che le coppie diventano sempre più esigenti, più mi contorno di bei ragazzi e più le probabilità e il passaparola e le feste aumentano.
Voi che questa realtà psicologica dello spogliatoio maschile la conoscete abbastanza bene avete un idea anche vaga un suggerimento su cosa potrei fare? Avevo pensato indossare una maglietta a tema sessuale del tipo con la pubblicità di una serata sexy con una mia amica per attirare la battuta di qualcuno o di lasciare qualche bigliettino con la foto della mia compagna di giochi un telefono e due righe di intenzioni in una borsa di un anonimo o di fare aspettare qualche mia amica nella hall della palestra con vestiti succinti per attrarre l'attenzione di chi dopo lo spogliatoio esce o va al bar. Non vorrei però venire cacciato dalla palestra per questo. Consigliatemi sono molto curioso di sapere cosa ne pensate.
Grazie
Andrea (Roma)
P.S.:  naturalmente tengo  a sottolineare che pur in maniera poco ortodossa mi piace vivere la sessualità di gruppo in maniera spontanea naturale non volgare e rispettosa con lo stesso clima appunto di uno spogliatoio maschile.

Innanzitutto grazie ad Andrea per essersi messo completamente nudo con noi e per averci mostrato senza pudori aspetti “smutandati” della sua personalità.
Come scrivevamo qualche tempo fa, caro Andrea, lo spogliatoio è per tutti luogo di osservazione dell’altro, senza che questo comporti tendenze gay o desideri omoerotici, e il tuo caso è piena dimostrazione di ciò. 
E’ anche vero, però, che sempre più spesso gli uomini gay o semplicemente curiosi di provare nuove esperienze si lancino in approcci alle docce o sulle panche dove gli abiti e gli asciugamani vengono lasciati cadere. E’ quindi questo, il rischio che corri: non tanto quello di essere cacciato dalla tua palestra (i proprietari dei club, come giusto, si scandalizzano molto più per un abbonato in meno che per ciò che può accadere privatamente tra i loro iscritti adulti e consenzienti), quanto quello che le tue intenzioni possano essere fraintese, male interpretate e quindi scambiate per un abbordaggio omosessuale.
Poi per carità.. ormai nessun uomo civile si formalizza o si offende più nemmeno per questo (al contrario, sempre di più i maschi etero si sentono lusingati dalla corte di maschi gay pur senza avvertire il minimo impulso di assecondarla), ma certo – vista la particolarità del tuo obiettivo – non tutti potrebbero capire o crederti subito.

Per questo il consiglio che ci sentiamo di darti, una volta selezionato l’uomo che ti sembra giusto per il tuo scopo – è quello di iniziare a chiacchierare in modo soft, parlando di argomenti estranei alle tue intenzioni e mescolandoli magari a qualche complimento riguardante i talenti fisici che ti hanno spinto a scegliere proprio quell’uomo in mezzo a tanti. L’insicurezza e il narcisismo (due rovesci della stessa medaglia) sono elementi presenti in ogni persona, e lo sono ancor di più in chi frequenta una palestra dei tempi nostri, luogo incentrato principalmente sul culto dell’estetica e dell’ego. E’ abbastanza prevedibile che chi riceve complimenti rimanga inesorabilmente complice di chi glieli sta facendo. Nulla di particolarmente esagerato, per carità: ti basterà dirgli se magari ti da due consigli perché ti piacerebbe avere un fisico come il suo, o magari concentrarti su un dettaglio: i bicipiti, le spalle, le gambe. All’inizio consiglierei di evitare commenti sulla dotazione sessuale (anche se certo non può essere un dettaglio trascurabile, visto l’obiettivo che ti poni) perché questo potrebbe scatenare nell’altro un sospetto e un senso di autodifesa e quindi ricondurlo alle reticenze di cui sopra.
Conquistata la fiducia del tuo nuovo amico (poche battute mirate possono essere già sufficienti), sarai tu a doverti scoprire, iniziando a raccontargli di una tua “amica” che ama particolarmente gli uomini di un certo tipo fisico (guardacaso: il suo tipo fisico). Dovrai insomma incuriosirlo menzionando da subito una presenza femminile che fughi ogni ambiguità e dubbio. Ancora meglio se questa tua amica si potesse dopo poco manifestare magari con una telefonata che ne provi l’esistenza.
Il resto, se il tuo fiuto ti avrà fatto scegliere bene, verrà da sé: la curiosità del tuo futuro compagno di giochi sarà stuzzicata, e a quel punto sarà lui a farti le domande che vi porteranno alla concretizzazione della fantasia.

Tienici informati sugli sviluppi e magari – perché no? – inviaci una foto di te e del tuo nuovo compare nudi nello spogliatoio della vostra palestra!