venerdì 30 agosto 2013

Osservando con gli occhi di lei

Antonella ha 39 anni, un marito e una fantasia ricorrente: quella di potersi nascondere nello spogliatoio maschile della palestra che frequenta tre volte a settimana e, non vista, rimanere ad osservare gli uomini in quello strano, atipico ambiente fatto di intima estraneità.
E’ un sogno proibito che le capita di fare sin da quando era solo una tredicenne inesperta in fatto di corpi maschili, piena di domande in cerca di risposte e, alla fine dell’ora di nuoto, non poteva fare a meno di chiedersi quale spettacolo potesse offrire la stanza in cui i suoi compagni andavano a rivestirsi dopo la lezione.
Ma ancora oggi, nonostante nel frattempo si sia levata tutte le curiosità in fatto di sesso, quel pensiero torna, di tanto in tanto, a farsi vivo, e a scatenarle dentro il languore tipico dell’adolescente desiderosa di conoscere ciò che le è precluso. Quella porta che fa da barriera a un luogo che, al di là di ogni emancipazione sessuale, sempre rimarrà per lei off-limits basta a rendere misterioso ed affascinante un mondo forse di per sé banale e quotidiano, ma che diventa desiderabile e magico proprio in quanto irraggiungibile.
Per lo meno fino a qualche settimana fa.

Sì perché… complice qualche bicchiere di vino in più, una sera a cena Antonella è riuscita a confessare questa fantasia sempre rimasta segretissima a suo marito Roberto il quale, con una reazione che lei mai si sarebbe aspettata e che le ha fatto capire quanto ancora, nonostante gli undici anni di matrimonio, ci sia da scoprire l’uno dell’altra, si è proposto di farle da complice, chiedendole se non le sarebbe piaciuto se, per esempio, lui, armeggiando con il suo iPhone fingendo di inviare messaggi, avesse cercato di scattare qualche foto ai suoi amici del calcetto amatoriale durante le docce. Ancora non gli era ben chiaro, in quel momento, ma ciò che Roberto stava facendo, con quella proposta inattesa, era di riavvicinarsi ad Antonella, e conoscere lati della personalità di lei fino a quel momento rimasti nascosti appropriandosi di quella curiosità e facendo suo un desiderio che gli era del tutto estraneo. Guardare i corpi dei suoi amici maschi – per lui completamente privi di interesse ed attrattiva – con gli occhi di sua moglie, farle il regalo di diventare lei permettendole così di accedere ad un luogo in cui, da sola, mai sarebbe potuta entrare.

Eccolo dunque il mercoledì sera, come al solito nel campetto di ghiaia affittato insieme agli amici per la partita settimanale a cinque, già proiettato col pensiero non alla partita, ma alle docce che la seguiranno e in cui, per la prima volta, con Antonella nascosta dentro di sé, seguirà la progressione con cui i suoi compagni di gioco si sfilano la maglietta sudata, e le scarpe, le calze, lasciando cadere poi a terra anche i pantaloncini e infilando tutto nella borsa per posticipare un poco il momento in cui anche gli slip finiranno nel sacchetto della roba sporca e lui, fingendo di digitare un sms sul display, si preoccuperà solo di rubare una foto senza che l’interessato se ne accorga.

L’occasione, però, gli si offre ancora prima del previsto. Mentre ancora tutti stanno indossando le divise amatoriali, ecco che dalle docce esce un ritardatario della partita precedente. Cammina ciabattando verso la panca con un asciugamano verde legato in vita. Roberto ha appena il tempo di realizzare che il suo nuovo gioco d’intesa con Antonella può avere inizio, che già si ritrova l’uomo proprio in piedi davanti a lui, ancora seduto per infilarsi una scarpa.
D’improvviso sente la voce di Antonella sussurrargli all'orecchio: «Eccolo!.. Riesco a vederlo!» Incoraggiato dall'illusione dell'entusiasmo della sua donna, infila la mano nella tasca dei jeans appesi nella spalliera dietro di lui, estrae il suo cellulare e, preoccupandosi di fare in modo che lo schermo sia visibile solo a lui, attiva l’applicazione della macchina fotografica. Neanche fosse consapevole di ciò che sta accadendo, e quasi volesse raccogliere l’invito, proprio in quel momento l’uomo slega l’asciugamano dai fianchi e inizia ad asciugarsi, offrendo all’obiettivo dell’iPhone e ad Antonella la vista delle sue natiche rese ancora più evidenti dal segno del costume sulla pelle abbronzata.
«Chissà se è questo, ciò che Antonella sogna di vedere», si chiede riponendo il telefono nella tasca dei jeans, «Chissà se è foto così potranno appagare la sua curiosità.»
Incapace di comprendere a fondo la fantasia della sua donna, Roberto non può fare a meno di dubitare dell’efficacia del suo gesto, della reazione che esso scatenerà una volta con sua moglie. E, a dirla tutta, non può fare a meno di sentirsi un po’ stupido, a lasciarsi tirare dentro queste pruderie adolescenziali.
Ma poi ricorda la sua convinzione nel momento in cui aveva proposto il gioco ad Antonella, e si rende conto che non è certo questo, il momento di tirarsi indietro. Casomai, alle conclusioni giungerà più tardi, a casa, insieme a lei.
«Pronti ragazzi? Si va…», urla Lorenzo chiamandoli in campo.
Roberto completa il nodo al laccio della scarpa e poi si alza per uscire dallo spogliatoio. Al resto – si dice - penserà dopo, quando, venuto il momento della doccia, si ritroverà nuovamente con il cellulare in mano, a fingere di digitare sms.

domenica 6 gennaio 2013

Guardare gli altri uomini alle docce è roba da gay?

Uno dei più diffusi e fuorvianti luoghi comuni sul mondo dello spogliatoio maschile è quello secondo cui guardare gli altri uomini alle docce o mentre si tolgono gli slip sia sinonimo di tendenze omosessuali più o meno represse. E noi, oggi, vorremo sfatare questo cliché che spesso ci confonde e ci fa vivere male una naturalissima e del tutto sana curiosità.

Il bisogno di confrontarci con la realtà che ci circonda e con le persone in cui quotidianamente ci imbattiamo coinvolge ogni sfera della nostra vita: siamo abituati a chiederci se chi ci sta attorno guadagni più di noi, se vesta meglio, se sia più simpatico, più bello o più intelligente. La propensione a cercare similitudini e differenze tra noi e gli altri è uno dei motori della vita, uno stimolo che può portarci a migliorare o, viceversa, a soffrire e combattere per accettarci nei nostri umani limiti.
Per quale ragione, dunque, il nostro istinto non dovrebbe spingerci a provare interesse per la nudità di altri maschi? E' la cosa più normale del mondo che ci interessi scoprire se i nostri pettorali, la nostra pancetta, il nostro sedere e – sì certo, ovviamente! – il nostro pisello possono farci sentire sufficientemente orgogliosi di noi, ed è importante non inibire queste curiosità anche per testare il nostro grado di accettazione di noi stessi attraverso la tranquillità di mostrarci senza veli.

Gli sguardi furtivi di signori che, quasi senza accorgersene, allungano il collo se siete girati di spalle e non riescono a vedere bene tra le vostre cosce, o il prolungarsi della vestizione del tizio sulla panca di fronte a voi che rallenta i gesti indossando gli abiti per aspettare che voi abbiate finito di spogliarvi prima di entrare in doccia e vedervi bene da cima a fondo, il più delle volte non nascondo il benché minimo desiderio erotico, ma la legittima, e condivisibile voglia di risolvere un’insicurezza e tirare un sospiro di sollievo  scoprendo che un superfusto come voi, con tutti i muscoli tonificati e un corpo scultoreo, per lo meno ha l’arnese più piccolo di loro.

A volte per noi uomini una rassicurazione del genere è più efficace di cento sedute di psicanalisi, dunque ben vengano gli sguardi incrociati mentre le mutande cadono, le docce senza porte o separé, la tranquillità nell’osservare e nel lasciarsi osservare senza preoccuparsi di quali possano essere le intenzioni inconsce.
L’uomo davvero etero è talmente certo dei suoi gusti sessuali da non avvertire minimamente come una minaccia la curiosità di vedere quanto è grosso l’uccello degli altri maschi. Al contrario: preferisce saperlo bene per meglio conoscere la concorrenza.

mercoledì 2 gennaio 2013

Una donna dietro la porta

E’ risaputo che noi uomini amiamo spiare dal buco della serratura. La cinematografia internazionale (e quella italiana degli anni ’70 in particolare) pullula di fanciulle sotto la doccia osservate da dietro una porta socchiusa, o di cabine della spiaggia perforate ad hoc per godersi il pruriginoso momento del cambio del costume.



Certo – come si diceva nel post precedente – l’esplosione di internet ha tolto mistero alla nudità rivelata, e le fantasie si sono spostate altrove. Eppure noi riteniamo che, ancora oggi, il sottile piacere di osservare di nascosto i momenti di intimità di una o più donne intente nelle loro personalissime abluzioni conservi il fascino indiscreto dell’intrusione in un segreto altrui.

E se per i maschi non è un problema ammettere di provare piacere osservando non visti, la domanda che oggi vorremmo farci, e soprattutto fare alle signore lettrici, è se l’inviolabile soglia dello spogliatoio maschile susciti anche su di loro una qualche forma di attrattiva.

Insomma.. quante sono le donne che vorrebbero diventare invisibili per una mezz’oretta e sedersi del tutto indisturbate su una panca di fronte alle docce di una palestra, o nello spogliatoio della loro squadra del cuore?
Perché se è vero che la curiosità è femmina, allora per forza le nostre amiche non potranno essere esenti dal desiderio di sapere come sia sotto i vestiti il loro personal trainer, il collega di lavoro che tre volte a settimana arriva in ufficio con la sacca per la partita a tennis, o il meccanico dell’officina sotto casa che, prima di tornare a casa, si libera della sua tuta da lavoro e va a infilarsi sotto l’acqua per lavare via la giornata lavorativa dalle mani e dal resto del corpo.

Possono essere fantasie erotiche o anche solo la semplice voglia di avere accesso ad un piccolo mondo precluso al pubblico femminile, il piacere di superare una barriera e, con essa, lo stupido, antico, superato preconcetto per cui esponenti di sessi opposti debbano denudarsi l’uno di fronte all’altro solo per la fornicazione. Siamo infatti convinti che anche le nostre amiche donne possano appassionarsi al sottile gusto di provare l’esperienza di guardare un uomo nudo come lo guarderebbe un altro uomo eterosessuale: senza doppio fine, senza morbosità, senza altro scopo se non quello di godersi il momento in cui tutti i veli cadono e, in qualche modo, la verità si fa un po’ più nuda.